Apro questo argomento dopo che un paio di colleghi del forum mi hanno chiesto in P.M. cosa significhi quel “work in progress” sul mio profilo.
Mi auguro che quanto segue sia un punto di riflessione e di discussione verace e genuina, sempre tenendo presente che la moto è “sensazioni” e che le sensazioni sono un affare del tutto personale.
Tutto è partito alla fine dell'anno scorso, in coincidenza con l'EICMA a Milano.
Dopo una splendida stagione fatta in sella alla mia Street Triple R, ho cominciato a pormi delle domande e a fare delle riflessioni.
Ho cominciato a chiedere a me stesso se la mia passione per moto doveva per forza essere orientata allo “smanettum maxisimus” o poteva essere qualcos'altro.
Più precisamente: che cosa mi faceva godere di più dell'andare in moto?
Era continuare a cercare il mio limite nel tentativo di limarlo sempre un po' di più? Dover dimostrare ad altri colleghi motociclisti che non si è dei cancelli? Cercare i luoghi migliori dove sfogare tutti i cavalli?
E poi, mi interessa veramente avere tutti quei cavalli in strada? Su che strade?
Andare in giro sempre con l'apprensione di essere multato da qualche velox perché fai i 10 km in più oltre il limite? Viaggiare guardando a 360 gradi sferici se c'è qualcuno o qualcosa che ti controlla, togliendo il gusto della guida?
Beh, mi sono chiesto: cos'è che veramente mi piace dell'andare in moto?
E la risposta è quella che ho scritto all'inizio dell'argomento: le sensazioni. La sensazione della strada, dell'ambiente esterno, di nuovi posti, l'aggregazione, la sensazione della guida, una curva ben fatta, una bella accelerazione, e così via.
Quindi, escludendo l'autostrada, si può avere tutto questo divertimento da 0 a 100? O bisogna per forza averlo con 106 mila cavalli sotto le chiappe andando a velocità superiori?
Questa è la mia riflessione. E anche il mio “work in progress”...