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[IL CASCO] ad ognuno la sua testa

In fibra o policarbonato, integrali o modulari, con colorazioni replica o neutre, insomma tutto quello che è il mondo dei caschi, discutiamone qua.

[IL CASCO] ad ognuno la sua testa

UNREAD_POSTdi chandler il martedì 10 novembre 2009, 3:32

vi copio/incollo qualcosa sui caschi per magari aiutare all'acquisto.. io mi sto avvicinando al mio prossimo casco e devo ancora capire cosa prenderò!!!

Policarbonato oppure Fibra
Cominciamo subito col dire che a livello di sicurezza, tra un buon prodotto in policarbonato e un buon prodotto in fibra non ci sono praticamente differenze in quanto i caschi vengono sottoposti agli stessi test e ai medesimi criteri di omologazione. Il principale vantaggio dei caschi in fibra è la maggiore leggerezza, e quindi un livello di confort generalmente più elevato. Essendo inoltre dedicati in linea di massima a motociclisti più esigenti, i caschi in fibra prevedono spesso l’utilizzo di componenti più costosi per le prese d’aria (per esempio il titanio al posto della plastica), tessuti di rivestimento più sofisticati, visiere piane per l’utilizzo in pista con meccanismi di sgancio rapido e possibilità di applicare le visiere a strappo. Questi particolari incidono ovviamente sul costo complessivo, ma sono solo in parte la causa del notevole divario di prezzo esistente tra un casco in policarbonato e un casco in fibra. Il motivo predominante è infatti da ricercare nel processo produttivo, profondamente diverso per le due tipologie di prodotti.


Come è fatto un casco
I principali componenti di un casco indipendentemente dal tipo di casco (jet, integrale, apribile, specifico per fuoristrada) si possono individuare alcuni componenti fondamentali ai quali corrispondono importanti fasi di lavorazione.

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La calotta esterna è di fatto quello che identifica il casco, che gli da forma e colore. È anche quello che costituisce il principale elemento di differenza tra i caschi in policarbonato e quelli in fibra. L’utilizzo di tali materiali infatti influisce principalmente sulla realizzazione della calotta esterna, che nel primo caso è ottenuta tramite lo stampaggio a iniezione a partire da un polimero plastico, nel secondo applicando “pezze” di materiali più pregiati, quali fibra di vetro, fibre aramidiche e carbonio, che vengono lavorati con un processo molto più artigianale fino a ottenere una calotta resistente quanto quella in policarbonato, ma più leggera. La funzione principale della calotta esterna è duplice.
Da un lato deve proteggere i componenti interni, assicurando il corretto isolamento dall’acqua, dal vento e dagli altri agenti atmosferici, dall’altro deve attutire in parte l’urto derivante da una caduta. Questa funzione è in realtà assolta solo in minima parte dalla calotta esterna, in quanto il componente realmente incaricato di attutire l’urto, dissipandolo il più possibile tramite un processo di deformazione, è la calotta interna. Attualmente questa è realizzata in polistirolo espanso e viene incollata a quella esterna in modo da garantire il più elevato potere protettivo. Per migliorare il confort la calotta interna è ricoperta di tessuti la cui qualità può variare in funzione del produttore e della fascia di prezzo; in generale si tratta però di tessuti anallergici, traspiranti e lavabili. Nei caschi più moderni il rivestimento, che comprende anche i guanciali, il proteggi nuca e altri componenti, viene generalmente assicurato alla calotta interna mediante telaietti di plastica che ne facilitano la rimozione, caratteristica utile sia per lavare il casco sia per sostituire rapidamente i componenti usurati.
Un altro elemento fondamentale è rappresentato dalla visiera, che deve rispettare una serie di proprietà sia a livello di resistenza, sia a livello di resa ottica. Non a caso sono previsti test specifici per questo componente, anch’esso realizzato in policarbonato. Esistono due metodi di fabbricazione delle visiere. Il primo metodo è quello convenzionale che consiste nel sagomare un pannello piatto mediante calore e pressione. Il secondo metodo è quello della modellatura a iniezione di materiali in appositi stampi. Sulla superficie delle visieviene applicato un rivestimento duro e idrorepellente che le rende resistenti ai graffi o alla pioggia. La formatura delle visiere con distorsione minima emeccanismo di rimozione richiede alte capacità produttive e tecnologie di fabbricazione.
Ultimo, ma indubbiamente altrettanto importante ai fini del confort e della sicurezza, è il sistema di ritenzione, ovvero l’insieme di nastri, fibbie e cinturini che devono assicurare il casco alla testa. Sui caschi racing lo standard è il doppio anello, mentre per gli altri modelli si usa generalmente lo sgancio rapido, anche se sono allo studio nuovi sistemi.


Omologazione
Per regolamentare i criteri di sicurezza del casco da motociclo nel 1972 si è arrivati all’unificazione delle norme con l’introduzione del REGOLAMENTO ECE 22. Ad oggi si sono susseguiti 5 aggiornamenti successivi, per arrivare alla stesura attuale che a partire dal 2000 si identifica nella norma ECE 22.05.

Attualmente la normativa prevede una serie di prove standard:
• omologazione della visiera (trasmittanza, distorsione…)
• prova di scalzamento
• prova di allungamento dinamico del cinturino
• prova di abrasione sulla calotta
• prova di compressione
• e sopratutto la prova più nota: i crash tests, eseguiti sulla calotta a temperatura ambiente e in condizioni estreme (-20°C, +50°C, ad umido)

I punti destinati a subire l’urto sono ben definiti dalla normativa e corrispondono alle zone vitali della testa dell’individuo (FRONT, TOP, REAR, XDX, XSX, MENTO). Il casco viene fatto cadere da un’altezza, che corrisponde ad una velocità di caduta superiore a 7,5 m/s. Le prestazioni ad impatto vengono misurate mediante il parametro PICCO di accelerazione e mediante il parametro HIC (misurati entrambi in multipli di g), che non devono superare rispettivamente il valore di 275g e 2400HIC.

E’ importante dunque che l’utente verifichi sempre di indossare un casco corredato dell’etichetta omologativa, che assicura il superamento di una serie di controlli volti ad accertare il rispetto di tali standard di sicurezza. Infatti, la procedura da seguire per poter apporre l’etichetta omologativa si articola nei seguenti step:
1. ottenimento della omologazione presso un ente certificatore (a seguito di un test su 5 caschi per taglia).
2. Produzione del primo lotto di caschi sul quale l’ente certicatore fa un prelievo RANDOM di 60 caschi da testare per la qualificazione della produzione.
3. esecuzione di controlli di routine su ogni lotto presso un laboratorio certificato.

La etichetta omologativa è quasi una carta di identità del casco e ne rivela le caratteristiche di prestazione e sicurezza, pertanto è importante conoscerne il metodo di lettura.
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Tipologie di casco: cosa e come scegliere
Ci sono vari tipi di casco: integrale, jet e demi-jet. Gli integrali sono indicati per le moto e per l’uso in inverno in quanto pr teggono completamente la faccia, anche dal freddo. I jet coprono il capo, le orecchie, ma sono aperti sul davanti. Rappresentano un buon compromesso per chi vuole acquistare un solo casco per tutte le stagioni, soprattutto i modelli con la visiera. I demi-jet sono più piccoli e il pubblico li preferisce per il periodo più caldo, ma il livello di protezione è davvero il minimo indispensabile.
Quando si decide di acquistare un casco la prima cosa da fare, anche se può sembrare banale, è provarlo: bisogna sentirselo bene in testa, deve essere aderente ma non comprimere e, soprattutto, non si deve muovere. La prova è indossare il casco senza allacciarlo e provare a spingere la mentoniera verso l’alto, il casco non si deve muovere.
Tra le informazioni da chiedere a chi vi vende il casco in quante misure è disponibile, da quante calotte esterne è coperta la gamma di taglie e da quanti gusci di polistirolo è composta la calotta interna. Sui caschi molto economici ci sono un’unica calotta e un unico guscio di polistirolo e la differenza tra le varie taglie viene fatta dall’imbottitura di conforto all’interno, che non solo si consuma molto velocemente, rendendo il casco sempre più duro e scomodo, ma anche il fattore sicurezza ne risente in negativo. Se il rivenditore non è in grado di darvi delle risposte fate una piccola prova: infilate il casco che avete scelto e se con un minimo sforzo lo potete muovere molto probabilmente avete scelto uno di quei prodotti a basso prezzo con il polistirolo in taglia unica. Tra le cose da controllare anche la fibbia, che sia ad anelli o a sgancio rapido è opportuno verificare che il meccanismo funzioni correttamente. E, cosa importantissima, controllate che ci sia l’etichetta dell’omologazione, solitamente è cucita sul cinturino o sull’imbottitura. Se qualcuno pensa di risparmiare comprando un casco di seconda mano il più delle volte rischia di non fare un affare. Difficile reperire un casco usato che si adatti perfettamente alla vostra testa e ancora più difficile sapere se il è ancora efficiente, ovvero se non ha subito urti che abbiano compromesso le sue capacità di protezione.
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