secondo me lo speedo healer ce l'abbiamo tutti,
i 290 li raggiungono le motogp e le superbike, non cerco le naked,
se arrivo a 250 è anche troppo (in che carena mi nascondo!?)
p.s.
Vieni dai, quanto te la tiri!!!!

mi ha raccontato Roby che domenica c'era un cb che girava tranquillamente!
p.s. in effetti......
Un giro di pista nel tempio della velocità :
Il tracciato ha inizio nella zona pianeggiante che costeggia il fiume Santerno dove per mezzo di un
lungo e forsennato rettilineo spezzato da una piega a sinistra ci lascia alle spalle i box e la gloriosa Torre Autodromo.
Si è così lanciati sul punto
più veloce di tutto il Circuito (auto 330 Km\h, moto 290 Km\h) ma l’imminente variante del Tamburello
ci fa ritornare alla realtà costringendoci ad una brutale seppur calcolata staccata necessaria per affrontare le curve sinistra-destra
dove sfruttando all’ esasperazione i cordoli si tende in uscita a sbilanciare il mezzo che con una dosata accelerazione riportiamo stabile.
Davanti ai nostri occhi
pensando per un attimo di poter prendere fiato si presenta un breve rettilineo che però non concede tregua poiché in un lampo ci si ritrova a dover affrontare la repentina variante Villeneuve che tramite il
veloce e beffardo ingresso a sinistra induce a sottovalutare l’impegnativa uscita sulla destra che porta a trascinarci all’esterno ma che prontamente dobbiamo gestire,
senza mezze misure, per riportare il veicolo su una fluida traiettoria verso la staccata della “Tosa”.
Da qui si abbandona la parte pianeggiate e incomincia con l’ingresso alla curva Tosa (teatro di grandiosi duelli) la parte collinare del circuito delle vere e proprie
montagne russe naturali.
La “Tosa” è un tornante a sinistra che immette ad
una lunga e faticosa salita, dove sotto lo sguardo di una gremita collina panoramica
si richiede al motore un estenuante sforzo, e che giunti allo scollinamento ci trascinerà per un istante con gli occhi verso il cielo.
Il senso di vuoto dovuto allo scollinamento ci riporterà alla cruda realtà con la cieca curva Piratella che, unica nel suo genere, va affrontata a memoria poiché senza alcun punto di riferimento.La spietata “Piratella” porta ad una rapida e vertiginosa discesa verso le due curve delle Acque Minerali costeggiate dagli alberi secolari dell’ omonimo Parco.
Qui è essenziale mantenere il ritmo: l’ingresso a destra si affronta a 230 Km\h e porta in pochi metri ad una
repentina staccata essenziale per risalire la seconda curva a destra d’uscita dove un arduo riallineamento del mezzo ci consentirà di affrontare una snervante salita a schiena d’asino.Nell’allungo successivo si mettono nuovamente alla prova i cavalli motore che ci
portano all’ imprevista e secca chicane destra-sinistra della variante Alta dove saltando sui cordoli si crea inevitabilmente un effetto pendolo sul veicolo in uscita.Prontamente si riprende il controllo del mezzo per affrontare una ripida e insidiosa discesa che sfocia alla mitica staccata della curva Rivazza dove gli spettatori affollati sull’omonima e incantevole collina ammirano l’incandescenza degli esasperati freni.
Affrontata la prima delle due curve a sinistra della “Rivazza” costantemente in precario appoggio sul fianco destro si deve parzializzare l’acceleratore per anticipare al massimo il riassetto del veicolo, manovra necessaria per percorrere al meglio la seconda della “Rivazza” che ci immette in un breve rettilineo ( qui si trova anche l’ingresso della pit-lane per un eventuale riposo fisico e meccanico).
Lasciatoci alle spalle il rapido susseguirsi di saliscendi si giunge alla parte finale del percorso che per le auto si conclude all’insegna della velocità con una piega che porta all’arrivo; diversamente le moto
sono costrette ad affrontare l’ultima impegnativa e anomala staccata d’ingresso della variante Bassa che con una pungente chicane sinistra-destra porta al meritato traguardo.