Francia Agosto 2009 – Seconda tappa
E’ lunedì 10 Agosto, dopo il temporalone della sera prima è una splendida giornata, temperatura ottimale. Ci alziamo verso le 08.00 e dopo aver fatto i bagagli montiamo tutto sulle bimbe, paghiamo (notevoli le receptionist dell’hotel, una più bella dell’altra) e decidiamo di far colazione durante il tragitto di trasferimento per Tolosa, verso Est. Visto che i km del trasferimento saranno pochi, optiamo per le strade normali evitando il più possibile la sardostrada. Usciamo agevolmente da Aix e prendiamo una bella strada che ci porta verso la destinazione. La Provenza è davvero molto bella, e anche i paesini che incontriamo hanno un non so che di familiare, molto intimi, un po’ caciarosi ma danno l’idea di vitalità. Ci fermiano in uno di questi, e parcheggiate le moto in piazza, entriamo in un panificio. In Francia hanno un concetto un po’ diverso del bar. I bar tradizionali spesso forniscono caffè bevande e affini ma non croissant, mentre invece fanno da controaltare le panetterie/pasticcierie che hanno dei croissont e dolci favolosi e magari una macchinetta del caffè per fornire una sorta di prima colazione completa. E’ il caso nostro, inoltre dal gentilissimo gestore che parla anche un ottimo italiano acquistiamo 2 belle baguette che imbottiamo subito con dell’ottima nutella acquistata precedentemente, e davanti alle nostre motine ci improvvisiamo very italians, facendoci un pane e nutella che è una favola! Finita la ricca colazione ci rivestiamo e ripartiamo per la nostra strada. Ho anche il tempo per fermarmi in un negozio di informatica a comprare un cavo con la presa francese per il mio laptop, fin’ora inutilizzabile per mancanza di corrente. Purtroppo arrivati al primo centro un po’ grossino (Montpellier) ci incasiniamo nel traffico congestionato da alcuni lavori stradali, e il buon Fera versione “fratelli Montgolfier” rimane incastrato fra i gas di scarico e il calore delle marmitte, imprecando in un buon veneto stretto (che per fortuna nessuno capisce). A proposito di quel dialetto, subito dai primi giorni abbiamo cominciato ad apprezzare il curioso idioma del Fera, avendo non poche difficoltà di comprensione soprattutto all’inizio. La sua lingua infatti, oltre ad avere delle curiose sostituzioni di lettere (la C e la G spesso ma non sempre vengono sostituite dalla Z) è molto soggetta ad interpretazioni, infatti la stessa parola vuol dire diverse cose a seconda del contesto, credo sia un po’ come costruire le parole dagli ideogrammi degli antichi Mongoli. Non vi dico quando per esempio si citavano i km fatti, e la cifra conteneva numerosi 5. Esempio: 550 km diventava zinquezentozinquantachilometri. Una domanda che io e max ci siamo fatti subito è anche: se le G e le C diventano Z, vale anche il contrario ? Se così fosse la frase: “Zio mi porti allo zoo a vedere le zebre” diventa automaticamente “Gio, mi porti allo Gioo a vedere le gebre…” mah, vallo a capire! Ma torniamo a noi, cioè al Fera rimasto indietro incastrato con la sua moto a vela. Io e Glauco ne siamo venuti fuori, e arrivati ad un rotondone giriamo a sinistra seguendo l’indicazione autostrada, visto che a quel punto non rimaneva che quella alternativa. Ovviamente fermi a 100 m dopo la rotonda notiamo che il buon Fera e Max dietro vanno dritti. Va beh, aspettiamo qualche minuto che si accorgano dell’errore ed entriamo tutti nella noiosa autostrada francese. Il caldo comincia a farsi sentire, siamo a sud della Francia in pieno Agosto, e malgrado io non indossi la tuta di pelle, il mio giubbotto non è traforato, avendo avuto paura delle temperature del nord della francia una volta trasferiti la. Ci fermiano in un ampio autogrill per un pranzetto, ma notiamo che il chiosco dei panini è chiuso, bisogna attraversare il ponte a piedi sull’autostrada che collega l’area di sosta nell’altra direzione. Ovviamente facciamo a turni, io e Max andiamo per primi, e notiamo con piacere che dall’altra parte c’è un magnifico simil mcdonald’s e prendiamo subito quanto di più unto e fetente offra il menu. Tornando dagli altri per permettere loro di fare la stessa cosa, due ragazze francesi ci vengono incontro e disperate ci chiedono se siamo dei meccanici. Carine le ragazze, ma ne io ne Max bazzichiamo con i motori delle auto per cui dobbiamo rinunciare all’approccio e tornare dal Fera & Glauco che puntualmente fanno la stessa cosa. I panini facevano un po’ schifo ma d’altronde la fame è fame. Dopo un gelatino refrigerante ci rivestiamo e rimbocchiamo l’autostrada per finire il nostro trasferimento. Arrivati al bivio di Narbonne noi tiriamo verso Nord, mentre dritto si andava a Barcellona. Appena svoltati si alza una piacevolissima brezzolina fresca che cambia del tutto la temperatura. Abbiamo anche il tempo di fermarci in un’area di sosta che è situata proprio davanti alla città storica Carcassonne, e facciamo qualche foto di rito. L’idea è quella di visitare la cittadina la sera del giorno dopo, una volta rientrati dal giro giornaliero sui Pirenei. Infatti da li in avanti il programma del viaggio prevede sempre un giorno di trasferimento, una prima notte in hotel, tutto il giorno successivo per il giro in loco, la seconda notte e il trasferimento verso altra meta. Arriviamo giusti per cena a Tolosa, e facendoci guidare dal navigatore troviamo subito l’albergo. E’ su una strada principale, ma ha il garage coperto all’interno, per cui scarichiamo tutto e andiamo diretti alle camere. Doccia riposante, cambiamento di abito, il Fera sfoggia come per tutto il viaggio il suo campionario completo primavera/estate “Datch” e via per il centro città. L’hotel si trova molto vicino alla piazza centrale, il posto è bello ma non possiamo non notare la presenza cospicua di loschi individui e un po’ di sporcizia nei vicoletti un po’ bui che portano al centro. Da qui è partita la sindrome del “trapianto di rene” che ci accompagnerà per tutto il viaggio. Infatti cominciano le macabri fantasticherie sul fatto che bruti malintenzionati ci fermino e dopo averci rapinati e malmenati (e mi fermo qui…) ci narcotizzino e ci tolgano i reni per rivenderli sul mercato nero. Fera per questa fobia spesso camminerà tenendosi le mani sui fianchi posteriori per controllare la presenza di entrambi gli organi. Arrivati alla piazza centrale bene affollata, facciamo qualche foto e scegliamo di sederci in uno dei tanti ristoranti presenti. Solita lotteria dei menù francesi, con i 3 amigos che continuano a chiedermi il significato dei più improbabili ingredienti. Devo dire che dove abbiamo trovato ci siamo mantenuti sul classico con bistecca e patatine, però altre volte siamo riusciti anche a ordinare qualcosa di più complesso. Finita la cena decidiamo di trascinare le stanche membra in hotel, stanchi e ansiosi di cominciare il nostro giretto defaticante sui Pirenei. La mattina seguente facciamo colazione in hotel, e partiamo di slancio verso le montagne. Ma prima notiamo che la cameriera che sta rifacendo le camere canta delle canzoni in un quasi perfetto italiano. Si chiama Emy e facciamo subito amicizia, lei ci chiede dell’Italia, ci dice che è stata fidanzata 3 anni con un veneto, e figuriamoci il Fera tutto orgoglioso comincia a parlarle in dialetto stretto. Va beh, piacevole intermezzo, ma il giro ci attende. Usciamo dalla città con le bimbe, le strade sono molto belle, e man mano che andiamo verso le montagne si fanno più interessanti. Sostiamo per un caffè a Foix, cittadina alle pendici dei Pirenei molto molto carina, con un bel mercatino pieno di gente e un bellissimo castello che ne fa un luogo da cartolina. Approfitto del mercatino per acquistare un bel borsellino di pelle artigianale che servirà per la cassa comune. Una volta rifocillati ripartiamo per il nostro giro. Cominciamo a salire ma neanche più di tanto, il giro che abbiamo scelto che sta tutto dalla parte francese delle montagne è ricco di vegetazione, colori verdissimi, paesini incantevoli e curve dolci e appaganti, ma credo che dopo le andature “a ciodo” di Castellane rimaniamo un pochettino delusi dal percorso. Fra l’altro sulle Alpi francesi è del Fera l’idea di fondare un nostro gruppo denominato “LEGNO TEAM” e ometto di citare l’orrendo slogan trovato dal mio compare di Badia Polesine per questioni di buon gusto. Una volta addentrati in quel tipo di paesaggio però ne apprezziamo davvero la bellezza e la piacevolezza nel percorrerlo. Anche il paese in cui ci fermiamo per una buona bistecca è molto suggestivo, e passiamo dei momenti davvero piacevoli. Verso il ritorno troviamo anche qualche curva più succulenta tale da placare qualche istinto primordiale di piega, per cui come si dice “ottimo e abbondante”. Arrivati in hotel una strana novità ci attende. Sul mio letto è posata una lettera scritta a mano, poche righe che capiamo scritte dalla cameriera della mattina, Emy, che ci invita per una cena in città e quattro chiacchiere in amicizia. Ovviamente comincia la confusione nei pensieri, chi pensa ad un orgia, chi pensa ad una fregatura, chi ad un frettoloso trapianto di reni, e poi quella sera è l’unica sera per andare a visitare Carcassonne. Dopo mezz’ora passata a discutere, decidiamo che almeno per cortesia bisogna accettare l’invito se non altro per un aperitivo. La chiamiamo, le diamo appuntamento e inizia la nostra conoscenza con questa ragazza francese laureata in letteratura italiana e amante del nostro paese. Ci racconta tutte le peripezie passate con il suo ragazzo veneto, che il giorno di Natale invece di apprezzare che lei, straniera in un paese straniero si sforzasse di parlare un corretto italiano, continuava imperterrito a parlare in veneto stretto con i familiari, di fatto impedendole di capire una mazza fionda. Noi 3 ovviamente ridendo come matti, abbiamo preso la palla al balzo rivoltando tutto contro il Fera, riconoscendo in quelle parole l’atteggiamento tipico del veneto D.O.C. Va beh, dopo una veloce cena e un giro per la città, Emy se ne va, dicendo che la mattina dopo deve portare il cane a fare la chemioterapia (MAH!!!) e noi rimaniamo li come 4 fessi a girare per la città, avendo pure dovuto rinunciare alla visita di Carcassonne. Va beh, tutta esperienza, in fondo sembra davvero una brava ragazza. Si va quindi a letto ripensando alle belle strade fatte e al trasferimento che ci aspetta l’indomani verso Bordeaux e le sue belle isole, non prima di esserci collegati ad internet e dato un’occhiata alle previsioni meteo che sono sempre più promettenti…
TO BE CONTINUED…












