E' purtroppo scomparso oggi a causa di un male incurabile.
Riporto il ricordo dell'amico giornalista Mario Donnini, redattore di Autosprint e Motosprint, che ha avuto la fortuna di conoscere bene Faletti.
Giorgio Faletti l'ho conosciuto in modo strano, nel 1993, a Nocera Umbra, in un momento incandescente del Nido dell'Aquila. Ero all'interno dell'ultima curva, solo come uno scemo, lui all'esterno, molto all'esterno, perché subito dopo voló fuori con la sua Delta.
Quand'ebbe finito di ribaltarsi giù per la scarpata, ci trovammo di fronte e gli dissi "Piacere, Donnini" e lui "Piacere, Faletti. Anzi, piacere un caxxo".
Pochi mesi dopo ad Autosprint, da ultimo arrivato, ero quello che ritirava i fax della rubrica che teneva per noi, "Io, canaglia". Erano perfetti, cristallini. Un talento puro. Quando con "Io uccido" esplose il suo talento di scrittore, alcuni dissero che ció che scriveva era troppo bello per essere suo, solo per la rabbia che era troppo bello per essere loro.
So solo che nel successo era restato lo stesso. Ogni volta che gli chiedevo l'intervista, l'ottenevo subito, perché "tanto parleremo di cose che ci piacciono", diceva lui: corse e scrivere.
E finiva ogni volta dicendo: "Puoi chiamarmi anche se non mi intervisti eh, sai, le passioni uniscono".
Una gran bella persona. Punto.
Ultima scena, il destino s'inverte: guardo la sua immagine e provo dispiacere. Mi piace pensarlo col sorriso un po' storto di quella prima volta dirmi senza fronzoli "Dispiacere un caxxo".
Ciao Giorgio.
Mario Donnini
