Honda rinnova ma non stravolge la moto che meglio la rappresenta, e forse l'unica che ha ancora un cordone ombelicale attaccato alle Honda "classiche", pensate per gli appassionati europei e non per gli orientali.
Sotto la prova di Motoblog della VFR 800. Sempre lei, rivista, ma non sconvolta nel suo DNA. Arricchita da un'elettronica assente invece su modelli che se la meriterebbero (come ad esempio il CBR1000RR).
Di serie offre infatti controllo di trazione, ABS, manopole riscaldate, codone monoposto e fari full led.
A maggio sarà in concessionaria in tre colorazioni, rossa bianca o nera, al prezzo di 12.500 Euro c.i.m.
Promossi il motore V4 per suono e spinta, l'equilibrio ciclistico, la taratura sospensioni e i freni potenti e ben modulabili.
Bocciati il peso e l'agilità. 242 kg con il pieno sono comunque tanti.
Teatro della prova della nuova Honda VFR800F è lo stesso della CB650F. Siamo a Benidorm, In Spagna a circa 30 km da Alicante. Anche il giro di prova sulla VFR è identico, ma nel senso inverso. C’è quindi di che divertirsi …
In sella, scopro una posizione di guida raccolta con i semimanubri, rialzati di 13 mm e avvicinati di 6 rispetto alla precedente, che lasciano inforcare la VF come un toro per le corna. La posizione di guida è comoda, con la sella a 809 mm da terra, ma volendo si può regolare ancora più in basso fino a 790 mm. La prima sensazione è di avere molto spazio a disposizione, con sella, manubrio e pedane in una triangolazione sportiva, ma assolutamente non estrema.
Dato lo start, il V4 borbotta sommessamente al minimo, con un sound ovattato e poco invasivo. Registro freno e frizione, metto dentro la prima e via. Nonostante la dieta, i 240 kg della VFR nelle manovre da fermo, si sentono, e l’impostazione sportiva non aiuta. In un attimo sono assalito dal timore… oggi guiderò un barcone? Cerco di non pensarci e mi preparo per uscire su strada.
La prima buona sensazione della giornata, arriva dalla risposta del V4. Questa volta non voglio aspettare e sul primo rettilineo spalanco senza remore. Il quattrocilindri a V regala subito un bel sorriso. L’accelerazione è decisa fin dai bassi, ma quando entra il VTEC è come un’esplosione di gioia, il V4 cambia voce e spinta e in un baleno sono con la spia del traction che lampeggia e la VFR al limitatore. Bello, ci piace.
Percorriamo una serie di rotonde a bassa aderenza perfette per giocare con il gas e capire come funziona il controllo di trazione. L’ingresso è puntuale ma brusco quando la perdita di grip è repentina, e poi, non ne vuol sapere di ridare potenza. Conviene quindi allentare la presa e aspettare che l’elettronica rimetta le cose al proprio posto.
L’altra bella scoperta arriva dal cambio elettronico Shift Assist System. Semplice, rapido, morbido come se l’avesse sempre avuto; divora le marcia senza ritardo e con una naturalezza tale, che diventa un optional fondamentale. Il nostro giro di prova continua sulle statali ad alta velocità, dove la VFR mostra tutta la sua stabilità e il suo rigore, con una capacità impressionante di filtrare imperfezioni e avvallamenti del manto stradale.
E’ rimasta però quella sensazione di moto “legnosa”, poco propensa ad assecondare l’input del pilota. Dopo una ventina di chilometri sono ancora in battaglia per imporle il mio diktat. Ma non c’è verso. Lasciamo la statale e ci raduniamo per cominciare lo shooting. La strada di fronte a noi improvvisamente diventa stretta e tortuosa, ma ancora non abbiamo neanche provato a fare una curva… come facciamo a fare delle foto decenti?
A questa mia domanda, sale in cattedra e risponde direttamente la VFR. Parto per le foto, destra, sinistra destra, guardo avanti, alzo la sguardo, sposto le spalle, uso le gambe e magicamente la VFR volta. Ma non gira così tanto per farmi contento, mi rendo conto che sta lì ferma “incollata” al terreno aspettando solo che aumenti l’andatura.
Passaggio dopo passaggio, facciamo pace, e inizio ad apprezzarla, alla fine dello shooting siamo come due innamoratini che vanno a spasso mano nella mano. La VFR è così, forse anche un po’ all’antica, una di quelle talmente fedeli che puoi aprire il tuo cuore, ehmm la manetta, e fidarti ciecamente.
Ha un avantreno che dire stabile può essere quasi offensivo, una vera lama, un set up delle sospensioni sublime e un feeling di guida che alla fine non vorresti più scendere. Sullo stretto va guidata con decisione, ma se prendi il ritmo puoi mettere in difficoltà tante giovani sportive ben più leggere e potenti. Anche perché l’impianto frenante è magnifico per potenza e modulabilità con una risposta graduale ma consistente. L’ABS è perfettamente tarato, anche perché la forcella è bella, sostenuta, con una taratura sportiva che non cede mai.
Il V4 poi è qualcosa di sublime. Non tanto ai bassi, dove la coppia c’è ma non entusiasma particolarmente, ma nella zona VTEC. Oltre i 6.500 avviene il passaggio dalle due alla quattro valvole, ma la spinta e il sound vero cambiano a 8.000 giri. Da qui in poi è puro godimento, con un sound di aspirazione e scarico talmente emozionante che non vuoi più scendere sotto la fatidica soglia dei 7.000. Il livello di potenza è tale per cui puoi sfruttare ognuno dei 106 cavalli a disposizione senza pensieri, ma non pensiate che sia lenta!
Il traction control, quando c’è aderenza lavora magnificamente senza disturbare mai. Anche se la VF ha talmente tanta aderenza che è difficile mettere in crisi la trazione al posteriore. In poche parole, avantreno granitico e retrotreno incollato, che invitano a spingere sia sullo stretto che naturalmente sul veloce, terreno di caccia di una sport tourer ben piazzata. Se nel misto bisogna lavorare un po’ con il corpo perché non è la moto più agile al mondo, sul veloce tutto avviene con più facilità e naturalezza. La stabilità in ogni caso è totale, e l’equilibrio dinamico è sensazionale.
Anche la posizione di guida è azzeccata, perché consente di guidare forte e di sentire la moto nei tratti più guidati, ma non stanca quando invece si decide di andare a passeggio o lanciarsi in lunghi trasferimenti.
In sostanza… la regina è tornata. Fuori dagli schemi attuali che contemplano solo cross tourer e maxi enduro, VFR contrappone tecnica, stile e tanto carattere. Il piacere di guida è immenso, anche se non è un peso piuma e anche se non è la più maneggevole. E’ un modo di andare in moto che ricorda le sportive del passato, in cui il pilota è il protagonista e con decisione conduce la moto. Il gusto in sella è speciale, e non serve toccare le pedane a terra per rendersene conto, perchè la VFR è, e rimane una sport tourer, con l’animo avventuriero della macina chilometri che non disdegna la guida veloce, anzi. E’ comoda, non affatica, ha una dotazione completissima ed un fascino particolare. Meglio lei, che qualche altra “tutto fare” senza né arte né parte.