COSA NE PENSATE DELL'ITALIA?

[blackzero]

[cicciobierre]

[Tonga69]

[CAVALIER]

Bene, parlare del nostro Paese oggi è un po' come mettere il bastone nella cuccia che cane che dorme, le reazioni possono essere tante e a ragione anche abbastanza sostenute.

E' difficile dire dell'Italia oggi se dobbiamo,come da regolamento del forum, dissociarla dalla politica e allora a costo di essere oscurato, esprimo il mio parere da italiano.

I mass media propagandano l'immagine dell'Italia come di un paese libero e democratico, in cui la popolazione gode di potere politico ed economico. Ma è davvero così? Il sospetto che l'élite egemone economico-finanziaria si sia appropriata del nostro paese sotto tutti i punti di vista e che lo stia guidando verso il baratro, il Financial Times, in un articolo di qualche tempo fa, scriveva che “L'Italia sta seguendo la stessa strada dell'Argentina verso la rovina”.

Il paragone fra l'Italia e l'Argentina nasce da considerazioni finanziarie, precisamente dalla scelta italiana di assumere l'euro come propria valuta, pur essendo il paese condannato ad avere un'economia debole, a causa delle scelte di politica economica effettuate dai governi, che tendono ad avvantaggiare il capitale straniero piuttosto che lo sviluppo del paese, come accade in una colonia. Anche l'Argentina, agganciando la propria valuta al dollaro, si trovò a fare i conti con una moneta forte, mentre la sua economia era in mani straniere. Ciò che accadde all'Argentina è noto.

Le aziende italiane sono state in gran parte rilevate dalle grandi corporation anglo-americane. Oggi l'Italia è il paese europeo meno competitivo, e che ha più aziende in mani straniere. Il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Centrale Europea stanno col fiato sul collo per controllare i pagamenti del debito, ignorando il livello di benessere o di povertà dei cittadini italiani. Infatti, pur di esigere i pagamenti, il Fmi non esita a chiedere tagli alla spesa pubblica (sanità, scuola, amministrazione, ecc.) e ulteriori privatizzazioni, peggiorando le condizioni del paese. Lo scopo principale del Fmi (dobbiamo ricordare che esso è un istituto finanziario controllato dai banchieri anglo-americani) è quello di impoverire i cittadini italiani.

L'Europa ha una posizione fondamentale di fortezza geostrategica per l'America. L'Alleanza Atlantica autorizza l'America ad avere influenza politica e peso militare sul continente … se l'Europa crescesse, questo beneficerebbe direttamente l'influenza americana … L'Europa Occidentale è in larga misura un Protettorato americano e i suoi Stati ricordano i vassalli e i pagatori di tributi dei vecchi imperi... L'Europa deve risolvere il problema causato dal suo sistema di redistribuzione sociale che è troppo pesante e ostacola la sua capacità di iniziative.

L'Europa doveva essere indebitata e impoverita affinché il dominio statunitense potesse imporsi su tutta l'Eurasia. Occorreva con urgenza impoverire i ceti medi, e ciò è avvenuto in Italia anche a causa della Legge Biagi, che legalizza lo sfruttamento lavorativo. Al resto ha il sistema bancario, le dittature imposte al Terzo mondo (che hanno costretto milioni di persone ad offrire manodopera semischiavile, abbassando il costo del lavoro e smantellando il sistema dei diritti, frutto di lotte politiche e sindacali), e le privatizzazioni, promosse dal Fmi.

Le campagne mediatiche menzognere fanno credere che il Fmi e la Bce tengano alla "stabilità" del paese, o alla "competitività" delle aziende italiane, mentre è l'esatto opposto: vogliono tenere in scacco l'intera economia del paese, strozzandola con il debito e rendendola poco competitiva attraverso varie strategie.

I nostri politici, anziché cercare di contrastare il potere del Fmi, lo assecondano, e lo propagandano come giusto e autorevole, mostrando così che l'Italia è soggiogata anche politicamente al potere straniero, come una colonia. In molti modi (privatizzando, non tutelando i prodotti italiani, accettando di pagare i diritti di signoraggio, foraggiando le società private, ecc.) i nostri governi operano per la distruzione economica e finanziaria del nostro paese, e non per il nostro benessere e per i nostri valori.

Il livello di povertà nel nostro paese è aumentato dal 6,5% della popolazione degli anni Novanta, all'11,7% del 2001, fino al 12% del 2005 e ancora peggio oggi.
Le riforme neoliberiste imposte all'Italia dal Fmi hanno sottratto ricchezza alla classe media e inferiore, per arricchire l'élite già ricca, come dimostra l'analisi fatta dalla Banca d'Italia.

La privatizzazione delle aziende pubbliche (ferrovie, poste, autostrade ecc.) ha prodotto perdite economiche gravissime, il peggioramento della qualità dei servizi e l'aumento del costo per l'utente. Svendere i beni pubblici non significa soltanto impoverire il paese (che perde i profitti delle aziende vendute ed è anche costretto a finanziarle), ma anche indebolire il governo. Eempio banale, l'allora Ministro per lo Sviluppo economico Pier Luigi Bersani propagandò come importante la sua riforma che eliminava il costo di ricarica delle schede telefoniche, senza dire però che il governo non aveva alcun potere di impedire che la cifra della ricarica venisse reinserita mediante l'aumento delle tariffe. Nel giro di pochi giorni, alcune società telefoniche cambiarono i piani tariffari, in modo tale da garantirsi gli stessi introiti che avevano in precedenza. Questo è un chiaro esempio di come le privatizzazioni sottraggono denaro e potere all'intera comunità, costringendo i cittadini a sottostare allo strapotere delle società private. Se i nostri ministri dovessero davvero difendere gli interessi dei cittadini, contro le corporation e le banche, sarebbero immediatamente richiamati all'"ordine" dalle autorità dell'Unione Europea e da quelle statunitensi.

Chi dubita che l'Italia di oggi abbia caratteristiche di natura coloniale provi a scrivere una lettera alle autorità italiane, per chiedere spiegazioni sui debiti bancari e sul signoraggio, sulle privatizzazioni, sulla sovranità territoriale dell'Italia. Non otterrà alcuna risposta chiara, esauriente e onesta (semmai dovesse ricevere qualche tipo di risposta), e questa sarà una prova che le nostre autorità sono a servizio delle banche e delle corporation internazionali, e subordinano ad esse i diritti dei cittadini italiani, come accade nelle colonie.

Lancio un altro sasso nello stagno:

L'Italia è una calamita per quei delinquenti che ci vengono perché manca la certezza della pena.....


Io adoro l’Italia, ma non mi riconosco nei valori ora predominanti, magari non riuscirò a farmi grande usando una mentalità vecchia o morale, magari sarò sempre dietro. Magari. Ma almeno non dovrò sempre e comunque ringraziare qualcuno.

[andamentolento]

Ho pensato un po' prima di farmi coivolgere in questro topic perchè l'argomento è troppo importante e può portare lontano.

Se la domanda secca è cosa penso dell'Italia di oggi (ma non solo di oggi) la risposta l'avrei altrettanto secca:


Ma se la domanda è PERCHé siamo ridotti così, la questione di scomplica e di molto.

Quello che dice Andrea, della carta e della fattura del dentista, è certamente vero ma non queste cose non sono il problema, sono le conseguenza del problema.
Il problema vero è che gli italiani di oggi non hanno il senso dello stato nel senso in cui lo intendevano i greci antichi qualche annetto fa (VII secolo a.c. o giù di li !!!): gli italiani non hanno il senso della "polis" intesa come partecipazione e corresponsabilità alla vita dello stato.
Questo purtroppo oggi è praticamente impossibile insegnarlo ai nostri figli, anche se mettessimo l'educazione civica come unica materia scolastica.

Il senso di appartenenza al proprio stato, non si insegna e non si impara ma si nella coscienza dei cittadini generazione dopo generazione; alla formazione di questo senso di appartenenza da cui discende poi la coscienza della propria struttura sociale concorrono tutta una serie di fattori che si sviluppano nel corso di secoli: dalla posizione geografica, il clima, i rapporti con i popoli e le culture vicine, le esperienza storiche e chi più ne ha più ne metta.

Faccio un esempio banale: quanto può aver influito nel corso dei secoli nella formazione della coscienza sociale degli italiani la presenza della Chiesa Cattolica all'interno del proprio territorio ?? quanto può aver influito nel drammatico rapporto Nord-Sud aver perso una guerra mondiale con annessa guerra civile finale ??
ma volendo essere ancora più sottili: quanto ha influito il fatto che mentre nell'Italia medioevale prevaleva una organizzazione dei Comuni, nel Nord Europa si sviluppavano le grandi dinastie dei Cavalieri franco-tedeschi ??

I discorsi sono complicati, ma se vogliamo affrontare un problema così grande e, purtoppo tremendamente serio, non possiamo limitarci ad una analisi avulsa dalla storia e dal suo contesto.
Se posso permettirmi un consiglio suggerirei di leggere "Antistoria degli Italiani" di B.G. Guerri: dovrebbero obbligarne la lettura nelle scuole, sarebbe già un buon inizio per cercare di capire.

La domanda a questo punto sarebbe: allora che fare ?? penso che la nostra generazione (parla uno di 50 anni !!) dovrebbe finalmente del problema in maniera serie e INIZIARE a porre le basi affinchè le future generazioni possano pian piano costruire quello che fino ad oggi manca.

Ma come ?? cominciando FINALMENTE a cambiare il contesto storico dalla scala di valori. Alcuni storici ritengono che le più importanti guerre sono il risultato del collasso di alcuni valori nelle società. Secondo me dobbiamo tutti iniziare a far cambiare la scala di valori dei nostri figli per sperare che non si arrivi ad un nuovo collasso (e guardate bene che la recente crisi economica ci è andata MOOOLTO vicino, tanto che qualcuno l'ha paragonata ad una guerra!!!) e si eviti di trovare una risposta ad una scala di valori che intimamente sentiamo inadeguata negli estremisti sia ideologici sia religiosi (tutti noi abbiamo sotto glio cchi i danni di tali estremismi sintomo di un collasso di valori generale molto vicino).

Eric Fromm scrisse "Avere o Essere" nel 1976 (34 anni fa !!!) e leggerlo oggi sembra drammaticamente attuale (tanto per un assaggio ).



Mi scuso con tutti, non vogli davvero pontificare, ma quando si ha una sola figlia di 12 anni essere ridotti a sperare che appena possibile scappi da questo paese vi assicuro che è devastante.

[Riccardopuggioni]

Vivo in una realtà probabilmente molto diversa da ''continente'', qui in Sardegna è sempre più difficile tirare avanti, io ho una piccola azienda nel settore edile dal 2005, e sto subendo tutte le conseguenze della crisi in prima persona. Ci sono dei giorni in cui mi vien voglia di lasciar perdere tutto e ritornare a fare il dipendente, ma poi ci penso su un attimo e dico: No dai tieni duro:
Mi rendo conto ogni anno di dover dividere i miei guadagni al 50% con il mio socio ''LO STATO''. La cosa che più mi fa rabbia è che a questo mio socio non interessa se i clienti non mi pagano le fatture, non mi da una mano se ho bisogno di un consiglio, non gli interessa se piove per una settimana di fila e quindi l'azienda non produce.....lui vuole il suo 50%....
Siamo all'interno di un sistema che si è ''grippato'' e non perchè c'è la crisi, la crisi ha solo amplificato le cose, ma purtroppo si è ''grippato'' perchè, come giustamente ha sottolineato Andrea, non si pensa alla colletività ma ognuno pensa soltanto ad innaffiare il proprio orticello. Se ognuno di noi avesse più coscienza di quanto è importante dedicare un 10% delle proprie risorse alla colletività sicuramente tutti ne trarrebero vantaggio. Non sto qui ad elencare lo spreco di denaro pubblico che c'è nel nostro paese, non basterebbe un pomeriggio per elencarlo, però è la causa principale dei nostri mali.

[bimba]

...personalmente non sono per nulla orgogliosa d'essere italiana...
qualche anno fa, in quanto candidata al consiglio comunale della mia città ho potuto personalmente constatare che la corruzione morale e non solo regna in ogni cosa e ad ogni livello....e posso assicurarvi che scoprire che insospettabili siano "con le mani in pasta" è da e così....gente che non ha nemmeno la terza media è a fare l'impiegato comunale(ed il posto l'ha ereditato dal padre o dallo zio ...giuro, non sto scherzando)...altri da 40 anni lavorano alla asl senza sapere come si accende un pc,continuando a compilare documenti a mano che fanno lievitare la coda...e chi ha una laurea, un diploma, anni di studio e sacrifici alle spalle...si spacca la schiena facendo mille lavori sottopagati....come ad esempio fare la promoter per otto ore di fila senza nemmeno poter andare a bere o andare in bagno....
nel nostro bel paese....:meritocrazia zero. civiltà zero. giustizia zero. senso d'appartenenza zero.trasparenza zero. libertà zero. ..............................
potessi me ne andrei anni luce lontano da questa nazione e dai signori che periodicamente siedono sulle poltrone del potere.....e pensano solo ad ingrassare le proprie pance!!!!!!!!!
solo una cosa potrebbe farmi cambiare idea.....una rivoluzione, che partendo dal basso coinvolga l'intera popolazione fino a far cadere certi "cattivi" maestri e certe oscene logiche di potere........ma questa è un 'utopia....purtroppo!!!!

[fabiosire]

bimba ti quoto!!!

comunque nulla cambierà

l'altro giorno ancora mi sono ostinato a leggere il giornale: in provincia di imperia (dove abito) prescrizione per reati avvenuti nel 2001 dove la gente rubava, corrompeva e si arricchiva... e quindi è uno schifo in atto...

Pace non si può che l'unica cosa che mi fa sorridere è leggere gli articoli di moto per il resto ti guardi intorno e

Ciao Fabio

[Tonga69]

[andamentolento]

bimba, estremizzando hai seguito il mio filo logico...

però ricorda che non esiste una rivoluzione NON violenta, anche la famosa rivoluzione culturale di morti (quelli veri) ne ha seminati molti.
La rivoluzione è soltanto una guerra su piccola scala, normalmente nazionale, e di questo dobbiamo averne coscienza quando la evochiamo.

Ma per fare la rivoluzione servono 2 cose:
- la disperazione di una larga classe sociale (hai notato la parola classe ??? forse l'abbiamo rimossa prima di quanto non avrebbe fatto la storia)
- una ideologia che consenta di avere un progetto di miglioramento.

Infine: in ogni rivoluzione chi la promuove e la conduce, anche con i migliori risultati, è destinato ad esserne tanto coinvolto da venire eliminato lui stesso.

Oggi abbiamo abbastanza disperazione per affrontare una rivoluzione?? forse si.
abbiamo una ideologia intesa come di una società migliore che vorremmo costruire sulle macerie di questa ??

il problema è tutto qui.