Ebbene si, alla fine dopo l’ennesima scusa che si perpetrava da una settimana di quel minchione del Fera, ho deciso che viste le previsioni incerte per il we in continente, si poteva tentare una toccata e fuga in terra sarda, dove le probabilità di sole erano maggiori e le strade una favola.
La butto giù al telefono al Tonghino compagno di merende, e lui senza pensarci più di 5 secondi mi dice che guarda subito i traghetti ridendo e già pensando a che figata sarebbe. Il tempo di aggiornare anche Raf su questa possibilità ed eravamo pronti a prenotare. In serata infatti anche Raf da l’ok (grande Raf, non mi aspettavo aderisse ad una mezza follia come questa).
Il programma che si delinea quindi è il seguente: si parte giovedì 16 sera alle 23 da Livorno, si dorme in traghetto, si arriva a Golfo Aranci alle 07.00 e pronti via per la prima smanettata. Venerdì alberghetto a Budoni, sabato altro giretto e in serata traghetto alle 21 per il rientro domenica mattina in continente. Niente male direi.
Io parto giovedì pomeriggio perché devo passare dal gommista a cambiare l’anteriore delle mie sportsmart, non voglio rischiare nulla dato il programma succulento. Una volta a posto le scarpette pronti via verso Modena Sud dove c’è il primo appuntamento con il Tonga. Visto che sono nei pressi di Bergamo faccio la Brennero da Verona. Ovviamente in autostrada è la noia più totale, ma il pensiero di quello che ci aspetta mi rinfranca.
Arrivato all’appuntamento un breve saluto ad un raggiante Andrea e partiamo subito per l’autogrill Cantagallo dove recuperiamo Raf dal Veneto. Arriviamo con un piccolo anticipo, per cui decidiamo di portarci avanti con un paio di panini visto che sono già le 19.30 e abbiamo un traghetto che ci aspetta per le 22.00 (bisogna essere li un’ora prima).
Verso le 20.00 arriva Raf, e le nostre 3 cb sono davvero uno spettacolo, una nera, una bianca e una arlecchino. Diamo tempo anche a lui di mangiare un panino e alle 20.30 partiamo. Io e Andrea nel frattempo avevamo fatto il pieno, mentre Raf ci dice di averlo fatto 30 km prima per cui si parte. Il tempo è bello ma sugli appennini c’è molto traffico, e dobbiamo fare un po’ di zig zag fra i camion. Arrivati a Firenze si devia per Pisa e li l’autostrada si svuota. Su quel tratto non c’è il tutor per cui tengo un’anda sui 150 km/h senza problemi.
Superato di pochi metri un autogrill mi si affianca Raf e mi fa cenno con la mano che alla prossima area di servizio deve fare benza. Io guardo il contachilometri parziale, vedo che segna 140 km dal mio ultimo pieno, aggiungo 30 km visto che Raf aveva fatto il pieno prima e penso che non ci sono problemi, visto che a 170 km la moto non è sicuramente a secco. Purtroppo ho pensato male, visto che a 5 km dall’altro autogrill mi si affianca Tonga e mi fa notare che Raf non c’è più, ha fatto

con la manina ed è rimasto a piedi senza una goccia di benzina.
Mi fermo subito e mi assale lo sconforto

, non ci posso credere, sono le 21.45 e dobbiamo trovare il modo di tornare indietro a recuperarlo. Ovviamente quella dei 30 km prima è una sola clamorosa, e una volta risolto questo problema il Raf melo sarei mangiato vivo, ma ora la priorità è un’altra. Lo chiamo e gli dico di rimanere li dov’è, io e Andrea partiamo a razzo fino all’autogrill, cerchiamo una bottiglia di acqua che svuotiamo e riempiamo con un litro di benza, Andre se la mette dentro la tuta e andiamo avanti fino a Pisa nord (pensando anche che se dovesse cadere farebbe la fine della Torcia Umana dei Fantastici 4

).
Li facciamo inversione e a 230 km/h cerchiamo la successiva uscita che essendo doppia (a lucca c’è una prima uscita che è una specie di tangenziale e una seconda che è una vera e propria uscita) si presta a confusione. Io arrivo in ritardo perché non ho il telepass e spero che Andrea non abbia preso la prima. Esco alla seconda e rientro nella direzione opposta, perdendo un po’ di tempo guardando il cellulare per controllare eventuali chiamate di Tonga. Riparto a razzo fratturandomi un paio di vertebre del collo (a quella velocità la nostra bimba non è proprio perfetta come aerodinamica) cercando di non perdere il punto dove è fermo Raf.
Arrivo che Tonga è già li (ha preso l’uscita sbagliata ma ha recuperato dando manetta fino a fondo corsa). Versiamo la benza corriamo al distributore e poi via a velocità razzo cercando di non perdere il traghetto, che riusciamo a prendere per 10 minuti !!!
Minchia Raf (da ora in poi detto TANIKA), ora è venuto il momento di pagare il debito, comprando una cabina facendocela semioffrire da lui (è il minimo sindacale). Il traghetto è semivuoto, siamo belli cotti dalla precedente esperienza, e una volta piazzati in cabina e rifocillati con un sano pasto al selfservice (frittura e patatine fritte con cocacola) ci fiondiamo nei letti dove un sonno profondo ci coglie al volo.
Alle 06.00 veniamo svegliati dall’altoparlante del traghetto che ci invita a lasciare le cabine. Così facciamo. Ci rivestiamo e ci apprestiamo a sbarcare dopo una ricca e continentale colazione (che costa come un pranzo da Vissani…). Scendiamo dal traghetto e scopriamo un tempo meraviglioso con una temperatura estiva. Che figata, alla faccia della pioggia delle altre regioni. Ci sentiamo al cellulare con Riccardo che ci invita subito per la colazione ad Olbia. Così facciamo, siamo felicissimi di riabbracciarlo e lui altrettanto. Come al solito paga lui e ci consiglia qualche percorso alternativo a quelli da me già conosciuti, e ci dice che per domani invita un paio di amici e prepara un bel percorsino di 300 km nella zona nord. Ottimo direi, noi quindi oggi si sta al centro come direbbe Casini.
Prendiamo la Nazionale per una 30ina di km fino all’albergo dove scarichiamo i pochi bagagli. L’hotel è davvero carino e anche la camera è molto accogliente e soprattutto dotata di 3 letti singoli

. Ok è arrivata l’ora di assaggiare l’asfalto sardo. Un’occhiata alla cartina, il giro che voglio fare è il seguente:
E’ un pelino impegnativo, ma essendo il primo giorno si può fare, poi abbiamo pochi giorni per cui vogliamo fare più curve possibili perché ci devono bastare fino alla primavera prossima.
Fino a Orosei c’è un po’ di traffico, qui è ancora estate e ci sono ancora molti turisti soprattutto stranieri che si spostano in costa per andare in spiaggia. Ma arrivati a Dorgali inizia il parco giochi. Facciamo il pieno, ci rifocilliamo in un barettino proprio perché vogliamo fare tutto d’un fiato quegli stupendi 70 km A CIODON che ci aspettano. Così è. La strada la conosco a memoria ma vedo che il Tonga e le sue K3 scalpitano dietro di me, per cui per una volta decido di sganciare il guinzaglio e lasciarlo andare libero. Non l’avessi mai fatto, parte a superCiodon con dietro il Raf a ruota. Dire che siamo andati a cannone è un eufemismo. Traffico 0, asfalto più che perfetto e un mix di misto stretto, veloce e zig zag davvero degno del miglior circuito di motogp. Mamma mia che inizio, non ci fermiamo neanche al passo per una foto, troppa adrenalina. Incredibile. Si arriva a Tortolì in un attimo ma proseguiamo dritti (si fa per dire) verso Lanusei. Anche qui il piccolo tratto è stupendo, curve rotonde, asfalto nero nuovissimo e godiamo come pazzi. Dopo Lanusei si prosegue per Gairo e Ussassai. Di bene in meglio, il ritmo rimane costante e lascio stare davanti i 2, si stanno troppo divertendo, tanto Andrea l’ha già fatto questo tratto per cui mi fido, non è un imprudente. Deviamo per Seui e Seulo tratto fantastico dove un autoctono a Giugno ci disse che su questa strada ci avevano girato uno spot pubblitario di Audi o Bmw non si ricordava. In effetti la dolcezza e la sequenza delle curve in questo pezzo sono davvero impagabili.
Ad un certo punto inspiegabilmente, Raf che sta proprio davanti a me, pur non esagerando nel ritmo, in una curva a sinistra fa inchiodare la gomma posteriore saltellando, vedo che è in difficoltà e ad un certo punto non ce la fa a chiudere la curva, pinza fortemente con il posteriore e fa scivolare la moto sul fianco sinistro finendo sotto il guard rail, che è molto robusto e molto alto. Per fortuna la ruota posteriore in scivolata rimbalza contro un paletto, evitando che la moto finisca sotto il piccolo burrone.
Noooo Raf porca miseria, hai proprio deciso di non farci mancare niente in questa vacanza. Scendo di corsa, ma sono rassicurato vedendo che non si è fatto proprio niente. Tonga non si è neanche accorto perché era davanti e non accenna a tornare indietro. La moto è incastrata con l’anteriore sotto il guard rail e tentiamo di tirarla fuori. Dobbiamo alzare il posteriore e tirare forte cercando di fare meno danni possibili. Alla fine è davvero incredibile. La moto praticamente non ha neanche un graffio, i tamponi hanno fatto il loro meglio e l’unico danno evidente è il portatarga mezzo distrutto, probabilmente dalla sospensione posteriore a pacco contro il paletto che ha fatto toccare la gomma con la targa. La rimettiamo in sesto come meglio riusciamo e nel frattempo arriva Andrea di corsa che dopo un po’ di km che non ci vedeva è tornato indietro abbastanza sul preoccupato. Controlla anche lui eventuali danni alla moto che per fortuna non ci sono, e ora che la tensione è calata sfottiamo un pochino il Raf.
In effetti ora che gli avevamo trovato un bel nick (“TANIKA”) che cosa ci potevamo inventare ? Va beh, decidiamo di proseguire allentando un pochino il ritmo dato lo spavento, e non essendo sicuri di eventuali danni occulti alla cb del Raf. In effetti man mano che notiamo le perfette condizioni della sua bimba il ritmo rimane bello sostenuto, decidendo di fare io l’andatura, spedita e costante (in pratica rimettendo le belve al guinzaglio) ma un pochino più sicura.
Alla fine il giro lo abbiamo finito tutto, fermandoci un paio di volte, la prima per un panino la seconda per una buona bevanda fresca dato il caldo bello tosto a cui non eravamo più abituati. L’unica concessione che ci facciamo è prendere la Nazionale dopo Nuoro visto che ormai si è fatta l’ora di cena e alla fine i km fatti compreso di imprevisti sono più vicini ai 500 che ai 400.
Si arriva in hotel, si ricontrollano le bimbe, si lasciano al parcheggio e le ringraziamo per averci riportato a casa sani e salvi. In camera una bella doccia rilassante e una cenetta decente al ristorante dell’hotel, dove conosciamo la protagonista di Profondo Rosso, che nel frattempo ha deciso di fare la caposala in questo hotel. Nel frattempo ci contatta il mitico Moa che si trova in vacanza con la sua ragazza (in auto) a 10 km da noi e gli spieghiamo le coordinate dell’hotel, ci vengono a trovare dopo cena.
Finalmente lo conosco di persona. Che dire, sprizza simpatia da tutti i pori, è il classico sburone romagnolo di quelli però buoni come il pane. La sua ragazza bella e simpatica, insieme fanno proprio una bella coppia e ci fanno fare un botto di risate. Facciamo un po’ di fotine tutti insieme, una birretta a bordo piscina e il tempo trascorre piacevolmente. Se ne vanno con una lacrimuccia sul viso con la preghiera di trovarci presto magari per una scorrazzata in moto insieme. Noi si va a letto perché l’età che avanza, gli imprevisti Raffiani e tutto il resto ci hanno messo addosso una bella stanchezza.
La mattina arriva presto, e ricomincia il solito lavoro, tutti intutati e pronti a partire per Olbia, dove alle 09.30 ci aspetta il mitico Riccardo con suo fratello e il suo amico Marco per un’altra sgroppata in compagnia. Lasciamo i bagagli in hotel, paghiamo i 2500 euro di extra consumati la sera prima, e partiamo per una trafficatissima Olbia che ci fa arrivare 10 minuti in ritardo. Qui troviamo Riccardo che ci abbraccia, suo fratello che purtroppo verrà con noi solo una mezz’oretta per andare poi a Cagliari a vedere il concerto di Vasco, e Marco con una ducati Hypermotard. Il tempo è nuvoloso ma in compenso fa meno caldo. Questa volta non devo fare da conducente, ho chi fa strada per me, e mica uno qualsiasi e mica strade qualsiasi. Che goduria, mi posso rilassare e seguire gli smanettoni una volta tanto. In effetti facciamo qualche strada favolosa che mi mancava.
Si va verso Tempio via Calangianus, scendendo poi verso il lago del Coghinas, Oschiri Buddusò. Che dire, Riccardo fa

, suo fratello peggio, ingarellandosi con lui in tutte le curve e il tonga dietro di loro cercando di copiare come una carta carbone le traiettorie. Io e Raf stiamo dietro a Marco che invece fa un’andatura un pelino più umana pennellando le curve dolcemente in maniera perfetta. Che goduria ragazzi. Al lago salutiamo il fratello di Riccardo che torna a casa per la sua trasferta a Cagliari e proseguiamo per Buddusò dove nei pressi ci fermiano in un barettino a rifocillarci.
Ce la prendiamo calma, non abbiamo fretta e i km sono meno di quelli fatti il giorno prima. Qui chiacchiariamo amabilmente, ci raccontiamo le ferie, i giri in moto, le ultime del nostro forum, e ovviamente parliamo anche delle nostre amate bimbe. Stiamo davvero bene insieme e il tempo purtroppo scorre veloce. Sembra che ci conosciamo da una vita e che siamo li da una vita, ed è solo il secondo giorno. Facciamo il pieno e ripartiamo, scegliendo insieme a Riccardo di farci fare una delle strade più belle della Sardegna (che io non avevo mai fatto), quella che porta su a Monti. Non sono tanti km, ma io un percorso così perfetto e tecnico non l’avevo mai visto.
Ovviamente Andrea e Riccardo staccano tutti, tenendo una velocità davvero incredibile. Il traffico è inesistente, neanche moto si vedono (cosa incredibile perché se a casa nostra ci fosse una strada così si farebbe la fila per andarci in moto). La facciamo davvero tutta di un fiato, e anche io mi lascio andare un po’ prendendo qualche rischio in più, perché non mi va di farmi staccare troppo dai primi. Arriviamo in fondo esausti, sudati, stanchi come avessimo fatto 200 km, ma è stato meglio che 10 giri in pista. Togliamo i caschi, ridiamo come ebeti, guardiamo la chiusura delle gomme e la temperatura rovente delle stesse.
Mamma mia che goduria. Non smettiamo di sorridere. Riccardo ci dice che quando la fa con suo fratello si danno le gomitate nelle curve per il Boia chi molla, e non facciamo fatica a credergli.
Purtroppo è arrivato il momento dei saluti, sono quasi le 16.00 e i nostri 2 perfetti padroni di casa ci portano ad Olbia dove noi proseguiamo per Budoni sulla Nazionale. I saluti come al solito sono dolorosi, sono stati davvero perfetti nell’accoglienza e nel guidarci attraverso questa stupenda isola. Però come abbiamo dimostrato anche questa volta, la Sardegna si può raggiungere anche in 3 giorni, non serve avere 2 settimane di ferie. Come dico sempre io volere è potere. Noi abbiamo fatto tutto ciò con un solo giorno di ferie (vero FERA ???).
Prendiamo i bagagli in hotel, ci rilassiamo un pochino e ci dirigiamo verso Golfo Aranci. Mi sono dimenticato che da Olbia all’hotel in un autogrill abbiamo conosciuto Giovannino (quello della foto simil Tonga), un vecchietto (meno di 60 anni ma ne dimostra 85) simpaticissimo che ci ha tenuti quasi un’ora raccontandoci i suoi aneddoti di vita sia lavorativi che familiari facendoci sbellicare di risate (clamoroso quando ci ha chiesto se sapevamo che cosa fosse la MEMMI…. La metropolitana milanese ehehehehe). A Golfo Aranci ci prendiamo un doppio aperitivo aspettando il traghetto ripassando insieme i bei momenti passati in questi 2 giorni, che in effetti a tutti e 3 sembrano 3 settimane. Sul traghetto purtroppo non troviamo più cabine, e ci arrangiamo nella sala poltrone dove una famiglia di francesi con 3 cani di cui uno più grande di un cavallo (mai visto un cane così alto) bivaccano accanto alla mia poltrona. Per fortuna i posti occupati sono pochi e decido di cambiare posto per non rischiare di essere divorato durante il sonno e svegliarmi senza faccia.
Dopo la solita cena al selfservice, ci ritiriamo tentando di dormire. Arriva mattina, si attracca e scopriamo come si sapeva, che Livorno ci accoglie sotto l’acqua. Io m’intuto, Raf s’intuta, Tonga… si immondizia !!! Già perché malgrado le previsioni lo dicessero, il signorino non l’ha portata la tuta antiacqua, troppo pesante, per cui recuperiamo un sacco nero e se lo mette stile poncho messicano. Per fortuna dopo una 30 di km smette di piovere ed esce pure il sole, malgrado il freschino. Io sono cotto per cui decido di proseguire per la Cisa, mentre Raf e Tonga si fanno gli appennini. Fare il viaggio da solo in autostrada è una palla, ma guadagno almeno un’oretta. Così è, arrivo a casa alle 10.30 stanco ma felice, felice di aver reso possibile insieme ai miei 2 amici un’avventura corta ma bellissima come questa, perché a volte davvero è più facile farle le cose che dirle. Grazie davvero amici miei, sono stato davvero bene, e ogni giorno di più sono contento di questa splendida moto (con la quale ho già quasi percorso quasi 40.000 km) e di questa nostra comunità. Alla prossima.
Le foto non le ho fatte io quindi chiedetele a Raf
