Sono d'accordo che in linea di principio non si deve generalizzare. Però si può generalizzare su una cosa: le case italiane, date le dimensioni che hanno, non possono testare i nuovi mezzi nel modo e per tutto il tempo che uno dei colossi giapponesi può permettersi. Per me è incontestabile che una qualsiasi azienda italiana lascia forse il 30% (per non dire il 50%) dello sviluppo al cliente finale che con il suo feedback (guasti e aggiornamenti) fornisce i parametri che mancano.
Sono anche d'accordo con chi (non ricordi chi di voi) diceva che la componentistica di pregio non è "la moto". Quindi mi piacerebbe capire come sarebbe una 1098 senza ohlins, senza brembo e senza strumentazione gp7. Sarebbe una moto con un'ottima ciclistica, un ottimo motore e un bel design imposto dal marketing e scopiazzato senza ritegno qua e là. Ma niente di più. E allora sì che costerebbe come una giapp, ma senza averne tutte le rassicurazioni.
Devo chiarire che per me le moto italiane devono esistere, non sia mai non ci fossero. Io ne posseggo una (anche se disegnata da un inglese e di proprietà cinese ). Hanno quel qualcosa che i giapponesi non avranno mai le palle di ingegnerizzare. Però è anche vero che la metà del loro prestigio è dato da parti che non costruiscono in prima persona, come i freni, per esempio.
Terza considerazione: l'assistenza. Troppo spesso un marchio viene infangato per colpa di gente incapace con la licenza di mettere le mani su una moto. Le giapponesi, essendo statisticamente più affidabili, soffrono meno di questo problema ma è anche vero il contrario. Se una Ducati, una MV, una Benelli, ecc... passassero dalle mani giuste anche solo per i tagliandi, sono sicuro che di lì a poco quei marchi, come per magia, si costruirebbero una fama di affidabilità.