Per moda, per necessità di aggregazione, per status o per scelta.
Solitamente l'ultima opzione è quella che distingue coloro i quali vogliono un oggetto reso famoso da miti, film, e quant'altro da quelli che vogliono semplicemente una moto.
E che arrivano da altre moto.
Possibilmente non HD.
Io ho seguito questo percorso, nonostante, devo ammettere, sia sempre stato affascinato da quel suono (gli americani lo sintetizzano con "potatopotato"), e anche da quello strano alone che circonda un marchio che produce moto pesanti, tecnologicamente vecchie, estremamente luccicante e ingiustificatamente care.
Alla fine chi compra Harley compra, suo malgrado, il "pacchetto completo". Sta poi all'acquirente decidere se seguire la moda, il "chapter" o semplicemente gli amici (come ha sempre fatto) nelle passeggiate domenicali.
Non mi interessa la moda, tantomeno il "chapter", nè la vita in divisa, patches e ristoranti. Mi piace guidare la moto.
Harley però è una moto particolare. Vecchia in tutto, pesante come da sempre, e come tale va trattata.
Per metterla alla prova, mi sono fatto un bel giro di 250 km su un percorso misto che avesse quante più caratteristiche possibili, proprio per capire come questa moto si comporti su strada, indipendentemente da tutto il resto.
Il 1.600 a 6 marce (con la sesta overdrive) è un motore nato per il passo, a 90 km/h a mala pena lo si sente girare - e non perchè prestazionale, ma semplicemente perchè vive di coppia e di giri bassi.
Le prove che ho letto parlano di 115 Nm a 2.600', e di una potenza di 71cv a 5.200'', dati rilevati strumentalmente. Che, considerando un peso rilevato pari a 302kg, danno la proporzione della guida.
Il cambio a sei marce risulta quasi inutile, su percorso pianeggiante. Bastano infatti la quinta e la sesta marcia per fare tutto.
Il motore "corsa lunga" - big twin da 1.584 cm3 è pacioso e sempre presente, e la trasmissione finale a cinghia in carbonio supportano un "cruising" di relax.
La moto di serie monta manubrio "ape-hanger" da 25 cm di altezza, che ho subito sostituito con un tradizionale manubrio nero di serie sulle Sportster serie "R", e anche lo scarico di serie, lungo e cromato, è diventato un doppio Vance&Hines shortshot, opportunamente silenziato da HD Bergamo - silenziato è un eufemismo, significa che ora è perlomeno accettabile in confronto a uno scarico totalmente aperto.
Più o meno la moto adesso è così (foto trovata sul web, io odio fare foto alla mia moto).
Ovviamente su strade extraurbane il passeggio col motore che trotta a 2.000’ è rilassante, e la moto è comunque in grado di superare i 180 km/h di velocità massima (vantando addirittura un 0-100 km/h in 5’’8 e i 400mt da fermo in 14’’ – rilevazioni che mi fanno sorridere confronto alle maxisportive, ma che diventano allucinanti considerando che per fermare questo mezzo ci vogliono ben 58 metri a 100 km/h).
Tutto quanto sopra viene perfettamente comunicato a chi guida, e la voglia di fare lo spiritoso passa subito.
Sono altri gli elementi che prevalgono nella guida.
Innanzitutto l’angolo della forcella, tenuto più largo delle Sportster, e il passo lungo garantiscono una stabilità impensabile sui curvoni veloci, dove per veloci si intende sopra i 120 km/h.
L’imbottitura della sella singola e il manubrio basso favoriscono il confort di marcia, mentre l’esposizione all’aria è totale, non c’è scampo (avendo oltretutto l’unico strumento contakm e relative spie sul serbatoio).
Come da tradizione il cambio è separato, e questo fatto, considerando le due trasmissioni, primaria e secondaria, a cinghia, rende la moto molto larga in basso, e la posizione di guida è obbligatoriamente custom, gambe large e braccia semitese, nonostante le pedane non siano avanzate ma tradizionali.
Il gusto del sound ripaga molto “l’ego”, e la continua doppietta diventa presto un vezzo inevitabile, con gli scoppiettii in rilascio che chiudono un cerchio quasi perfetto per gli amanti dei corsa lunga americani lasciati respirare a dovere.
Salendo verso strade meno consone a questo mezzo, scopro una moto che comunque non ha difficoltà eccessive nell’arrampicarsi, se non quelle legate al peso – che unito ai pochi cavalli richiede di tirare un pelo le marce in uscita dalle curve lente – e, ovviamente, ai tornati, dove ci vuole davvero mestiere per tenere traiettorie .
La luce a terra è inaspettatamente sufficiente per garantirsi anche delle soddisfazioni di guida, l’unico elemento che ha fatto le spese di qualche eccesso è stata la borsa laterale (posta a sinistra) che a fine giornata era un pelo grattugiata (pelle spessa, nessun problema).
Quando parlo di luce a terra sufficiente mi riferisco ad angoli di piega fino a 30° di inclinazione, praticamente quanto uno scooterone (e per un’HD non è poco).
Il lungolago scorre tranquillo, il misto-veloce è casa sua. La montagna è affrontabile, pena solo uno sforzo fisico nei tornanti.
Ma per completare il quadro mi inerpico su un passo alpino, di quelli frequentati solitamente solo da GS e affini. Quindi tornati strettissimi, strade sporche, rovinate e medie sotto i 20 km/h.
Qui la moto diventa una palestra – il fisico ringrazia – ma il piacere di guida lascia spazio alla sopravvivenza e al “ma quanto manca alla cima”.
Per carità, si arriva comunque in vetta, ma il tronco è totalmente indolenzito (anche perché il manubrio “a pacco” è lontano, e le braccia le usi tutte per arrivare a chiudere le curve) e, dato il baricentro rasoterra, la moto nelle curve quasi ferme tende a cadere all’interno.
E 300kg che cadono all’interno non sono simpatici.
Il consumo medio di giornata si è attestato su un più che dignitoso 16 km/l, considerando che parliamo di un 1.600 portato anche su percorsi trialistici non è male.
Nel complesso mi sono stupito di quanto sia bello viaggiare con questa moto, viaggio proporzionato alla moto, quindi con medie assolutamente in linea con il CdS (ci pensa lo scarico a compensare questo rispetto delle regole) e con un sound che non smette mai di appagare chi guida.
E, comunque, un’HD fa sempre girare (chi per il fastidio del rumore, chi per ammirazione di questo oggetto tra mito e moto).
Il lato positivo è che quando si arriva dietro a qualcuno ci si fa sentire a dovere, e raramente “non ti vedono” – il frontale è decisamente largo e il faro alto.
Di serie la moto monta coperture Michelin, difficile comprenderne l’efficacia su moto così. So che tengono bene, che si comumano poco, e che garantiscono rotondità di guida.
Fanno, insomma, tutto quello che serve.
I freni, come già scritto, sono appena sufficienti, ci pensa però il motore a sopperire, scalare due marce di un 1.600 è come buttare un’ancora. Ci si abitua presto, e il fatto di avere

Ultima nota: il fenomeno aggregazione. E’ impressionante osservare cosa succeda sia quando si incrocia un gruppo di “arlisti” – come ho scoperto sia stato tradotto il termine in italiano – che quando lo si raggiunge.
Nel primo caso i saluti sono al limite della decenza, con braccia totalmente sporte a volte all’unisono con la gamba.
Nel secondo caso è anche “peggio”. Vieni invitato ad accodarti, e ci si scopre presto viaggiare in una sorta di “parata” ordinata con andatura “allegra ma non troppo”, e con chi ti è davanti che ti indica ogni ostacolo (buche, ciclisti, ecc).
Resto un solitario, educatamente dopo un po’ sorpasso, saluto e vado.
Ma lo faccio con un sorriso, questa moto affascina e riporta a dinamiche di una volta, quando le moto erano pesanti, difficili da “far correre” e quando le prestazioni erano legate all’aumento di cilindrata.
Bella questa dimensione.
Confermo: non è una moto tradizionale. Non va bene per chi ama i punti di corda, le staccate al limite, le impennate di potenza, la guida sportiva.
E’ un’Harley. E te lo fa capire subito. In modo diretto e sincero.
Alla fine, aveva ragione Talamo
"C’è un sistema di essere felici a 30 all’ora, c’è un modo di andare in motocicletta senza sfidare il mondo intero, ci sono spazi che vale la pena ancora di vedere al rallentatore, senza record casello-casello, senza duecentosettanta all’ora, senza spaccare una gomma in mille chilometri, c’è una motocicletta che non batterà limiti di accelerazione, ma che ha sconfitto tutti gli attacchi. Una motocicletta che può girare senza il nome sul serbatoio e senza essere scambiata per qualcun altro"
Questo video sintetizza bene cosa significhi guidare una Street Bob (manubrio alto a parte il sound e la guida rendono l'idea)
